PESCE PESCE PESCE – 1 Dicembre a Ravenna
L'U.N.I.Vo.C. di Reggio Emilia, in collaborazione con l'U.N.I.Vo.C. di Bologna,
organizza una gita a Ravenna in pullman
Sabato 1 Dicembre 2018
Programma:
- ore 07:30 partenza da Reggio Emilia, parcheggio Cecati
- ore 08:30 partenza da Bologna, autostazione adiacente la stazione ferroviaria - Terminal 25
- ore 09,00 (a richiesta) partenza da Imola, casello autostradale
- ore 10:00 arrivo a Ravenna
- Visita al Museo Arcivescovile (dove sono esposti la bellissima cattedra d'avorio di Massimiano e altri pregevoli manufatti)
- Visita alla Cappella di Sant'Andrea (sito Unesco)
- Visita alla bellissima Basilica di Sant'Apollinare in Classe
- ore 13:15 ristorante Lidò di Ravenna - pranzo a base di pesce o carne
- Pomeriggio passeggiata in compagnia sul lungomare, quale momento di aggregazione e socializzazione (tempo permettendo)
- ore 20:00 circa rientro a Reggio Emilia
Costo a persona, in rapporto a un minimo di 30 partecipanti, comprensivo di viaggio in pullman, visita guidata di Ravenna, pranzo con bevande incluse:
- € 60,00 per coloro che consumeranno un pranzo a base di pesce
- € 50,00 per coloro che consumeranno un pranzo a base di carne.
Le adesioni dovranno pervenire entro e non oltre martedì 20 Novembre 2018 complete del pagamento dell'intero della quota di partecipazione, per consentire un'adeguata organizzazione della gita; la quota sarà restituita solo nel caso la gita non dovesse svolgersi, ma non per rinuncia dei partecipanti.
Per info e prenotazioni contattare:
per Reggio Emilia il Presidente Eugenio Carlo Colucci al 0522.430.745
per Bologna e Imola il Presidente Mauro Marchesi al 344.139.93.73
Menù di pesce
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Menù di carne
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Museo Arcivescovile
Il museo arcivescovile di Ravenna ha sede nel Palazzo Arcivescovile, nel centro storico della città. Fondato nel 1734, è il primo museo diocesano sorto in Italia. Nei primi decenni del XVIII secolo, il vescovado decise di demolire e poi ricostruire ex novo la cattedrale medioevale di Ravenna. L'edificio ospitava molti oggetti d'arte appartenenti alla precedente cattedrale paleocristiana, sorta quando la capitale dell'Impero romano era stata trasferita da Milano. I mosaici, le epigrafi, i capitelli e le lapidi furono asportati. L'arcivescovo Maffeo Nicolò Farsetti (1727-1741) decise di non ricollocarli nella nuova chiesa, ma di raccoglierli in un luogo apposito. Dopo alcuni anni di chiusura, il Museo è stato riaperto nel 2010 in seguito a una serie di interventi di carattere strutturale e impiantistico che ne hanno garantito un nuovo assetto espositivo.
Il percorso espositivo, costituito da quattro sale, è molto suggestivo, poichè si alternano in esso ambienti storici, reperti archeologici e opere d'arte. Di notevole rilievo ed interesse:
- l'ambone, proveniente dalla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo;
- una statua bizantina acefala, forse raffigurante Giustiniano (VI secolo), in porfido;
- la lastra con il calendario pasquale (VI secolo), in marmo;
- la Croce dell'arcivescovo Agnello (VI secolo), in argento;
- i mosaici (XII secolo) dell'abside dell'antica cattedrale ursiana, fra cui l'immagine della Madonna in preghiera;
- frammenti tessili;
- una pianeta del X secolo ed un'altra del XIII secolo.
Completa la visita la torre romana detta Salustra, dove è esposta la Cattedra vescovile di Massimiano (VI secolo), in avorio.
La visita al Museo offre infine un'emozionante sorpresa: la Cappella Arcivescovile di Sant'Andrea (l'unica dell'antichità cristiana giunta fino a noi), costruita come oratorio privato da Pietro II, vescovo di Ravenna (494-519), decorata con splendidi mosaici dell'inizio del V secolo, fra cui spiccano:
nella lunetta Gesù Cristo vincitore che calpesta un leone ed un serpente;
nella volta Quattro angeli che sorreggono il monogramma di Cristo;
nei sottoarchi si alternano Medaglioni con busti dei santi.
Nel 1997 è stata dichiarata dall'UNESCO (insieme ad altri sette monumenti di Ravenna) "Patrimonio dell'umanità".
Il museo è dotato di un sistema di pannelli informativi Braille per i non vedenti.
Basilica di Sant'Apollinare in Classe
La basilica di Sant'Apollinare in Classe è una basilica situata a Classe, a circa 5 chilometri dal centro di Ravenna.
Nell'ottobre del 1960 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore. La basilica è inserita, dal 1996, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, all'interno del sito seriale "Monumenti paleocristiani di Ravenna"; è di proprietà statale, in gestione al Polo museale dell'Emilia-Romagna.
Fu costruita e finanziata nella prima metà del VI secolo dal banchiere Giuliano Argentario per il volere dell'arcivescovo Ursicino; fu consacrata il 9 maggio 549 dal primo arcivescovo Massimiano ed è stata dedicata a Sant'Apollinare, il primo vescovo di Ravenna, e vi furono portate le sue spoglie.
All'esterno notiamo una facciata, in parte rifatta come altre parti della chiesa, è preceduta da un nartece (o più comunemente detto Ardica), sotto cui ci sono marmi ed iscrizioni, che originariamente era un quadriportico, ed è alleggerita dall'apertura di una trifora. Gli stipiti e l'architrave del portale sono in marmo greco. A sinistra della chiesa c'è il campanile del IX secolo che si alza con la sua forma cilindrica, mentre le finestre, dal basso verso l'alto, prima sono monofore, poi bifore e infine trifore. Questo accorgimento permette di rendere l'edificio più stabile e leggero, in modo che possa reggersi senza crollare.
La basilica è a tre navate con copertura in capriate scoperte, con corpo mediano rialzato e abside poligonale affiancata da due cappelle absidate.
Le navate sono separate da due file di dodici colonne con fusti di marmo striato del Proconneso, capitelli a foglie "mosse dal vento" e pulvini con una croce scolpita sul lato della navata; le colonne sono collegate da arcate.
Al centro della basilica, sul luogo del martirio del santo, è collocato un altare antico.
Lungo i muri della basilica sono sistemati numerosi sarcofagi databili dal V all' VIII secolo. Essi danno la possibilità di valutare i cambiamenti di stile che ci sono stati nel corso dei secoli. Dai rilievi, di straordinaria plasticità, con figure umane, dei sarcofagi romani, si passa alle simbologie bizantine, quindi alla sempre maggiore astrazione e semplificazione di tali simbologie.
Le pareti sono spoglie, eccetto la zona absidale, ricoperta da mosaici, risalenti a epoche diverse.
Tutta la decorazione del catino absidale risale circa alla metà del VI secolo e si può dividere in due zone:
nella parte superiore un grande disco racchiude un cielo stellato nel quale campeggia una croce gemmata, che reca all'incrocio dei bracci il volto di Cristo dentro un medaglione circolare. Sopra la croce si vede una mano che esce dalle nuvole, la mano di Dio. Ai lati del disco, le figure di Elia e Mosè.
Nella parte superiore, in mezzo a nubi, si trovano i simboli alati degli evangelisti (tetramorfo): l'Aquila (Giovanni), l'Angelo (Matteo), il Leone (Marco), il Vitello (Luca). I tre agnelli, che si trovano spostati un po' verso il basso, proprio all'inizio della zona verde, con il muso rivolto verso la croce gemmata, simboleggiano gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni: siamo probabilmente di fronte alla rappresentazione della Trasfigurazione sul Monte Tabor.
La scelta del tema è strettamente legata alla lotta all'arianesimo, poichè ribadisce la natura divina di Gesù Cristo, negata dalla dottrina ariana.
Nella zona inferiore si allarga una verde valle fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Al centro si erge solenne la figura di Santo Apollinare, primo vescovo di Ravenna, con le braccia aperte in atteggiamento orante, cioè ritratto nel momento di innalzare le sue preghiere a Dio perchè conceda la grazia ai fedeli affidati alla sua cura, qui rappresentati da dodici agnelli bianchi rappresentanti i dodici apostoli.
Nei rinfianchi dell'arco vi sono due palme, che nella letteratura biblica sono emblema del giusto. Sotto a queste si trovano le figure degli arcangeli Michele e Gabriele, con il busto di San Matteo e di un altro santo non chiaramente identificato, di esecuzione più tarda (primo XII secolo).
Negli spazi tra le finestre sono rappresentati quattro vescovi, fondatori delle principali basiliche ravennati: Ursicino, Orso, Severo ed Ecclesio, vestiti in abito sacerdotale e recanti un libro in mano.
Ai lati dell'abside si trovano due pannelli del VII secolo: quello di sinistra, molto rimaneggiato, riproduce l'imperatore bizantino, Costantino IV (668-685), mentre conferisce i privilegi per l'autocefalia della Chiesa ravennate a Reparato, un inviato dell'arcivescovo Mauro.
Nel pannello di destra sono rappresentati Abramo, Abele e Melchisedec attorno ad un altare mentre offrono un sacrificio al Signore.
La rappresentazione di Apollinare tra gli apostoli figurati era una legittimazione per Massimiano come primo arcivescovo di una diocesi direttamente collegata ai primi seguaci di Cristo, essendo Apollinare, secondo la leggenda, discepolo di San Pietro.
Restauri hanno permesso di scoprire una sinopia al di sotto dei mosaici del catino, scoprendo come il tema decorativo, già con fiori, frutta e coppe con uccelli, venne completamente cambiato proprio in occasione della necessità di celebrare il raggiunto rango di arcidiocesi.
I ritratti degli arcivescovi ravennati, dipinti nei muri della navata centrale, in gran parte furono eseguiti durante il XVIII secolo.
In un mosaico è presente la Vergine in trono che porta in grembo il Figlio il quale ha tratti e abiti da adulto: è l'"Emmanuele", sia figlio di Dio che Dio.